Tutti i Natali, invariabilmente, mia nonna cucinava lo zampone con le lenticchie. Ma non semplicemente “le lenticchie”: un pentolone gigantesco, con dentro una massa fumante e odorosa che pareva il cratere di un vulcano pronto ad eruttare.
Tutti i Natali, invariabilmente, mio nonno si sedeva, se ne versava un mestolo stracolmo, faceva il segno della croce e nel silenzio generale diceva:
– Ma davanti a questo ben di Dio, voi, al posto di Esaù, cos’avreste fatto?
Sono cinquant’anni che davanti ad ogni piatto di lenticchie risento le parole del nonno. E quello che avrei fatto ormai lo so. Così, prima di assaggiarle, dico in segreto una piccola preghiera per quel povero Esaù. Che qualcuno nell’alto dei cieli interceda per lui, misconosciuto difensore di tanto ben di Dio.
Susanna D’Amaro.
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Un fotografo Renato Cerisola, un copy Alberto Scotti, da oggi, e ogni mercoledì, su Gorgelous con la rubrica “In principio erat cibus.” Una foto in compagnia di una citazione immaginaria, immagini e parole che nell’accostamento ritrovano un significato altro:
Il cibo non è solo quello che vedi, ma si trasforma sempre in qualcos’altro, grazie all’ingegno dell’uomo, al gusto, alle occasioni, ecc. quindi dov’è la realtà e dove la mistificazione? Dall’uva al vino ce ne passa, ed è una via diretta. Figuriamoci dal salame al cioccolato: eppure si possono mettere insieme in qualcosa che non è né salame né cioccolato. Quindi se accanto alla foto reiterpretata di un mandarino, dove il mandarino è solo una plausibile impressione, metto una pagina reinventata, si fa una cosa simpatica. O comunque diversa dal solito.
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Ci sono sere in cui torni a casa desiderando il vino.
Ma non è sete, e tantomeno perversione alcolica. Non ha niente a che vedere col cibo o col nutrirsi. E’ solo nostalgia del bello: in tutte le sue forme mentali, tattili, visive. Hai desiderio di vedere quel certo colore, che gira in quel certo bicchiere, con quella forma particolare che ti riempie la mano.
Hai voglia di osservare l’etichetta disegnata con cura, i caratteri, lo spessore della carta e la forma della bottiglia. Pensi al nome da rigirarti in bocca ben prima del primo sorso: sagrantino di montefalco, aglianico del vulture.
Il vino è un piacere fisico e mentale, è la messa in moto edonistica, egoistica ed estetica dei cinque sensi. E di questi cinque, in quelle sere, il gusto è il meno importante.
Rosario Tomasi di Salaparuta