Abbiamo già descritto il bellissimo progetto DIECI OCCHI. PIU’ DUE. di Claudia Chianese . Opening venerdì 29 novembre ore 18:30 Spazio Cerere. Ci è venuta voglia di saperne un po’ di più prima di vedere le foto a fine novembre.
Claudia, perché proprio l’India?
_“In India ho sempre avuto la sensazione di trovarmi di fronte a tutte le parti di me, anche quelle che mi piacciono di meno. L’India mi ha costretto a vederle. Questo mi ha permesso di trovare delle sintesi tra gli opposti, raggiungendo un equilibrio che altrimenti sarebbe stato impossibile. Parte della mia ricerca interiore, iniziata intorno al 2000, si è basata sul pensiero indovedico. Ho studiato i testi sacri, tra cui la Bhagavad–Gita. La meditazione, in particolare, mi ha insegnato ad accedere a una parte di me più libera. Rallentando le onde cerebrali possiamo accedere alla creatività allo stato puro, come i bambini.”
India, laddove inferno e paradiso si confondono?
_“Per arrivare alla scuola ho attraversato la città, sono uscita dalla Vrindavana spirituale dei templi per entrare in una specie d’inferno, dove i bambini saltavano nelle pozzanghere, l’immondizia era dilagante e le condizioni di vita veramente difficili.”- “Oltrepassando il cancello della scuola, invece, mi sono trovata in un luogo protetto, dal sapore indiano, senza finzioni né forzature, in cui tutto era ordinato e pulito. Ho girato di classe in classe incontrando ovunque bambini sorridenti, sorpresa nel trovarmi di fronte ad un vero e proprio ecosistema costruito grazie a rapporti di fiducia e trasparenza.”
Creatività ed autonomia come strumenti per vivere una vita più piena?
_“Sono stata mossa dal desiderio di promuovere nei ragazzi la creatività e l’autonomia, due valori in cui credo molto. Mi piaceva anche che loro attraverso questa espressione creativa potessero esporre il lavoro fotografico, raccogliendo dei fondi che potessero servire a mantenere i loro studi e quelli degli altri ragazzi, piuttosto che una semplice donazione.”
Raccontaci..
_“Eravamo un gruppo compatto, era emozionante camminare insieme per strada e fotografare. I ragazzi hanno subito preso questo lavoro con grande serietà, ma anche con divertimento. Ci prendevamo anche dei momenti per vedere insieme gli scatti e commentarli.”
Hai dato un tema ai ragazzi o invece li hai fatti scattare liberamente documentando il loro sguardo attraverso la camera?
_Ho chiesto ai ragazzi di fare un reportage delle loro condizioni di vita, con i loro occhi, non con i miei. Il risultato è stato straordinario considerando che non hanno mai visto una mostra fotografica, non hanno la televisione né internet. Quando hanno saputo che le loro foto sarebbero state esposte in una galleria in italia, ho visto una luce nei loro occhi..in quel momento ho preso un impegno, e lo sto portando a termine. dopo un anno di lavoro, il 29 novembre ci sarà l’inaugurazione nello Spazio Cerere a Roma.
Pensi che la tecnologia (in questo caso la digitale) sia la chiave d’accesso al loro universo creativo o che invece la loro creatività possa essere espressa anche in altro modo?
_I ragazzi hanno preso subito confidenza con il mezzo. io mi sono limitata a dargli qualche indicazione generale…sicuramente l’immediatezza del mezzo ha aiutato.
E tu, cosa hai visto e documentato?
_I bidoni colorati di verde-giallo-azzurro per la raccolta differenziata dei rifiuti, gli zaini poggiati sui banchi, il frigorifero, i quadri storti, il peluche sul lettino dell’infermeria, una tavolozza di plastica con i colori ad acquerello. Gli oggetti mi parlavano: come questa immagine di copertina
C’è un’emozione che ti sei portata a casa più forte delle altre? E secondo te quale emozione hai lasciato loro?
_Quello che mi sono portata dietro è stata l’emozione di fotografare insieme. Siamo stati in posti dove una donna da sola non sarebbe mai potuta andare, invece con loro… ci hanno aperto tutte le case..è stato molto bello.
Quello che mi ha spinto è stato promuovere la loro autonomia e la loro creatività. Spero di aver lasciato loro quest’emozione in dono.