4 film, 4 piatti a tema, 4 serate di confronto e convivialità
Venerdì 29 aprile, alle ore 19:00, all’Istituto Massimo,
Il Pranzo di Babette. Di Gabriel Axel.
La Trama:
Alla fine dell’ottocento in un piccolo villaggio danese vivono due anziane sorelle, figlie di un pastore protestante, dopo la morte di quest’ultimo, hanno ereditato la guida della comunità religiosa locale respingendo le proposte di matrimonio e scegliendo di vivere una vita frugale e priva di lussi. Un giorno si presenta alla loro porta, stremata, Babette Hersant, parigina, sfuggita dall’accusa di essere una communard. Babette viene accolta dalle due anziane signorine grazie alla lettera di un vecchio corteggiatore di una delle due e si guadagna l’ospitalità facendo da governante e contribuendo all’attività di beneficenza.
Dopo quattordici anni da Parigi arriva una grossa vincita di denaro, 10 000 franchi. Tutti credono che Babette li userà per tornarein Francia ma ella chiede umilmente di poter dedicare un pranzo alla memoria per il centenario della nascita del pastore, padre di Martina e Filippa. Gli abitanti del villaggio, seguaci di una vita priva di piaceri terreni, saranno letteralmente sedotti ed inebriati dal pranzo che Babette, un tempo grande cuoca, ha voluto organizzare per poter nuovamente esprimere il suo talento di artista. Per procurarsi gli ingredienti, le bevande, i cristalli e le stoviglie, senza dirlo a nessuno Babette ha speso tutto il suo denaro. Solo il vecchio generale, antico innamorato di una delle due sorelle, riesce incredulo a capire il reale valore economico del pranzo.
Menù:
Brodo di tartaruga
Blinis Dermidoff
Ceilles in sarcofage
Insalata mista
Formaggi misti
Savarin
Frutta mista
Caffè con tartufi al rum
Pinolate, frollini, amaretti
Vini
Amontillado bianco ambra
Clos de Vougeot
Champagne Veuve Clicquot
Il film è la storia di una vocazione. O meglio il tema centrale è la riflessione su quello che si è e su quello che la vita ci propone di diventare. Il militare, la cuoca, la cantante, ognuno ha un talento naturale, a cui rinuncia, ma che lavora dentro e aspetta il momento di palesarsi. Bellissimo il dialogo sulla lingua e sulla sua funzione fra i partecipanti al pranzo prima che abbia inizio. Convinti di venir meno al loro codice etico-morale, continuano a dirsi che la lingua non serve per assaporare i piaceri della vita, che non la useranno durante il pranzo per esprimere apprezzamenti sul cibo. Ma scena dopo scena, alle parole si sostituiscono gli sguardi, i movimenti della bocca, il tempo di assaporare un gusto, e sembra quasi che la lingua prigioniera a cui non è permesso di parlare di cibo, voglia liberarsi. Il pane e il vino quindi come simbolo arcaico di una cena condivisa, che mette intorno al tavolo tutte le vocazioni di ognuno di noi.
Photo by Gorgelous