











Una rassegna culinaria, un simposio di esperti per indagare il futuro della gastronomia sperimentale, una collezione di tableware d’autore e, più recentemente, uno shop online.
Tutto questo è Steinbeisser, l’organizzazione fondata ad Amsterdam da Jouw Wijnsma e Martin Kullik che ogni anno dal 2009 mette insieme chef, designer e artisti per dare vita ad un’esperienza di food design a tutto tondo.
Pietanze e bevande, completamente vegane, sono accuratamente selezionate fra le produzioni locali organiche e biodinamiche, mentre le posate, i piatti e gli utensili per la tavola vengono progettati con il preciso scopo di stimolare l’utilizzatore e fargli scoprire nuovi modi di gustare il cibo.
Ogni anno, in occasione della rassegna, designer e artisti internazionali vengono invitati a creare degli oggetti per la tavola che celebrano la sperimentazione, dando vita a forme inedite di consumazione del cibo e a un’esperienza nuova del nutrirsi.
Gli ospiti sono tenuti a consumare le cene della rassegna servendosi degli utensili appositamente creati per l’evento, che convertono il gesto più naturale e antico del mondo in un’impresa ardua.
Le posate in ferro battuto a forma di medusa o quelle dall’impugnatura larga, consistente a forma di fiore possono, non senza un certo impegno, anche essere utilizzate, ma sono soprattutto evocative di mondi lontani, strumenti rudimentali e al contempo poetici dall’uso misterioso. Così come i cucchiai che sono il prolungamento surreale di pinze e chiavi inglesi, oppure quelli ricoperti di aculei, che rimandano a strumenti di tortura primitivi e, tuttavia, comunicano una qualche segreta poesia.
Queste collezioni, acquistabili on line su http://www.jouwstore.com, portano, infatti, sulla tavola oggetti che non seguono le regole della funzionalità e dell’utilità e, anzi, si pongono provocatoriamente in antitesi con esse, conservando solo vaghe reminiscenze delle forchette e dei piatti da cui prendono origine.
Qui trova conferma l’idea, sempre più diffusa, secondo la quale mangiare non è solo nutrirsi ma è, soprattutto, riflettere sulle risorse naturali e sul loro utilizzo, sui riti che fanno il nostro quotidiano, sulla cultura alla quale apparteniamo. Un invito, una sfida, a volte, a non dare per scontato il cibo, ad assumere un punto di vista inusuale e un approccio critico agli alimenti e alla loro disponibilità.





