Gli amanti per natura si aggiungono, sono quel condimento che si rivela necessario alle coppie dalla relazione insipida. Non tutti i condimenti però sono buoni, come non tutti gli amanti sono bravi. Il prezzemolo non sarebbe mai stato un buon amante, è un bene che abbia scelto di fare l’erba aromatica, benché mostri limiti evidenti anche in questo ruolo.
Gli amanti col temperamento del prezzemolo sono i peggiori, non hanno tempismo, si appiccicano e diventano causa di gaffe indigeribili – proprio come il prezzemolo tra i denti – facendo scuocere ogni voglia. Sono presenze infantili che desiderano il centro dell’attenzione, peraltro senza merito, né motivo, anzi, andando contro ogni logica: se una persona si fa l’amante è per ricevere attenzioni, non per darne, altrimenti si tiene il marito o la moglie che ha già. A lungo andare il prezzemolo trita la pazienza.

Meglio darci un taglio netto e definitivo, alla radice.

L’amante perfetto non lascia traccia di sé, a parte il ricordo profumato e quel sorriso estatico, disteso come un’amaca che unisce il piacere ricevuto all’attesa della prossima visita. Il Don Giovanni ideale – e la Donna Giovanna – sono spezie rare e raffinate che esaltano la ricetta ma di cui non si nota la presenza, come la Cannella Regina, il Pepe della Guinea o la Vaniglia di Thaiti. Il loro tocco delizia ma nello stesso tempo resta inavvertito, scivolando come un’ombra che si percepisce appena e poi si confonde nel tutto. Amanti e spezie sono la migliore interpretazione dell’idea di droga, inebriano, esaltando il sogno dell’eroe mascherato, il protagonista che non si fa riconoscere, perché non è importante l’identità dell’attore ma l’atto, non l’autore ma l’opera.

Che magnifica cosa è l’anonimato, il non essere amletico, anche in quei luoghi epicurei che sono i letti e i piatti. In cucina come nella vita, la virtù è nell’assenza.