Sono tanti gli italiani cresciuti tra le cure di mamme extrapremurose, la cui costante preoccupazione si sintetizza nella ferale e serale domanda – Hai mangiato?
Sono perciò numerosi gli italiani che l’occhio della mamma vede sempre denutriti, mentre scassano le bilance coi quintali di troppo: dall’amore della mamma alla mole dei figli.
Dopo le badilate di pappa versate sul seggiolone, le mamme continuano a stipare le valige dei figli studenti fuorisede o a riempire le dispense di esseri ormai adulti con scorte che possono durare oltre la morte, neanche fossero le mamme del faraone.
La corruzione praticata con overdosi di cibo raggiunge un’irreversibile dipendenza quando è il figlio stesso a vantarsi in pubblico delle meraviglie della cucina materna. Nel momento in cui afferma tronfio – Come fa il sugo mia madre… – significa che ormai è spacciato. Ognuno ha la sua droga: chi è nel tunnel dei ravioli, chi in quello della parmigiana, chi diventa ragùdipendente. La mamma italiana sostituisce il cordone ombelicale con le tagliatelle, con una treccia di latticini o con una fila di salsicce, legando invisibilmente i figli al tavolo della sua cucina. Molti tra i figli si arrendono senza opporre resistenza, né provano a scappare, anche perché a stomaco pieno si rischia l’infarto. Gli italiani soffrono la sindrome di Sto Colmo, sono innamorati della propria carceriera e restano volentieri incatenati.
Eppure, a lungo andare, questa consegna passiva agli arrosti domiciliari non porta nulla di buono, anzi porta la glicemia o il colesterolo e i trigliceridi a valori insostenibili. Invece che diventare adulti maturi, si rivelano putti andati a male.
Che le mamme lascino andare i figli a diventare adulti, e che i figli vadano per la loro strada con coraggio. Il mammismo è la forma domiciliare di 41 bis, ovviamente biscotto.
Frame dello spot Mondiali Rai
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