di Umberto Pavoncello

Giacobbe, in fuga dopo le minacce del fratello Esaù a cui ha sottratto la primogenitura e la benedizione paterna, angosciato per la sua condizione di estrema precarietà e vulnerabilità, si ferma in un luogo imprecisato per dormire, raduna delle pietre e ne fa un giaciglio per proteggersi dalle bestie feroci. Fa un sogno che lo scuote profondamente: una scala poggiata sulla Terra che arriva fino al cielo e su questa gli angeli che salivano e scendevano. In cima alla scala Dio gli parla e gli promette protezione e prosperità, lo rassicura sulla profezia fatta ad Abramo di una discendenza numerosa e il possesso della terra su cui si è coricato, di essere una benedizione per tutte le famiglie del mondo.

Al risveglio non si capacita, il sogno gli ha rivelato qualcosa di potente, è convinto che quel posto abbia qualcosa di speciale e pronuncia una frase che ne sancisce la santità: “Com’è solenne questo luogo (Maqòm): qui c’era Dio e io non lo sapevo. Questa è la Casa del Signore, queste sono le porte del Cielo”.

Le interpretazioni di questo episodio sono numerose, l’elemento onirico aggiunge difficoltà che gli sono connaturate, dovute agli aspetti simbolici che attribuiamo ai sogni e al loro significato. Perché gli angeli prima salgono e poi scendono e non viceversa come sarebbe naturale visto che gli angeli sono esseri celesti?

Le pietre su cui dorme, definite al plurale, diventano una sola pietra e quando Giacobbe si sveglia la mette ritta e la unge con l’olio e chiama quel luogo “Bet El” la Casa del Signore. La scala, “sulam”, che si estendeva dalla terra al cielo, per la Ghematrià ha valore numerico di 130, che è lo stesso valore numerico del “Sinai”, il monte su cui verranno dati la Torà e i dieci comandamenti. Qui verrà costruito il Santuario, questo posto nel deserto diventerà Gerusalemme, la Città della Pace. Secondo questa interpretazione quindi la Legge rivelata a Mosè sul Monte Sinai è un mezzo (la scala) che porta l’uomo dalla terra al cielo, il tramite che gli permette di salire spiritualmente.

“Maqom” luogo, è uno dei nomi di Dio perché non è il Mondo il luogo di Dio ma Dio è il luogo del Mondo. In realtà questo racconto ci vuole dire che l’incontro con Dio, che è ovunque, può avvenire in qualsiasi luogo e in qualsiasi momento.

Ma che cosa rappresentano gli angeli che salivano e scendevano? Pensiamo a Giacobbe, a come si sente in questo momento in cui ha lasciato tutto e va verso l’ignoto, nel deserto di notte, alla mercè di animali feroci. Quando le cose vanno bene è facile sognare e fare progetti per il futuro, farlo quando si è in ristrettezze, quando le difficoltà ci sovrastano è molto più difficile ma non bisogna rinunciare a sognare. Gli angeli sono i nostri pensieri, i nostri sogni per il futuro che salgono al cielo dove hanno lo spazio per espandersi, lo spazio che ci consente di immaginarli e di elaborarli. È nostro dovere trovare la forza per realizzarli anche quando la realtà che ci circonda ci spingerebbe ad abbandonare qualsiasi speranza.

Pensare che Dio stia lassù, in cima alla scala, sopra ai nostri sogni, riuscire a guardare in alto può renderci più facile trovare questa forza indispensabile per la riuscita.

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