La pizza è bona, senza U.

Buona è una parola moralmente composta, pudica e priva di saliva. Bona invece sveglia gli istinti, allarga le narici.

Buona è bianca, Bona è rossa. Buono sa dunque di pane, Bono invece sa di pizza.

La pizza e il sesso sono simili perché sono naturali: il piacere ha bisogno di ingredienti semplici, nudi e crudi.

La pizza, come il sesso, è un piacere dal successo planetario e gli assomiglia perché non è solo bello mangiarla, è bello anche farla. L’impasto prevede un toccamento reiterato che dà lo stesso gusto dei preliminari. Le mani prendono, palpano, affondano, stringono, sbattono, finché la pasta esausta dice basta. Pare riposarsi ma in verità lievita, cresce.

Come il sesso la pizza scatena la fantasia: la puoi fare ovunque, in tutte le forme, ci si potrebbe scrivere il Pizzasutra. Si può condire in tanti modi, ognuno secondo il gusto o la perversione, anche se la classicità è sempre garanzia di soddisfazione. Il pomodoro ha il colore della passione, è il sangue dell’amante. La mozzarella ha la purezza del latte, è la morbidezza della mamma. La pizza margherita è la femmina perfetta: dà il calore della madre e il brivido dell’amante. Poi, quando si apre il forno, la faccenda si fa hot.

La pizza è il miglior palliativo del sogno erotico, l’anello che unisce il gusto alimentare al piacere fisico, un godimento senza peccato.

La pizza è la più grande attrice forno mai vista, la celebrità italiana che ha fatto nascere migliaia di fornoshop in ogni angolo del mondo.

Forse non è vero che italians do it better, ma la pizza è la nostra leggenda, uno dei migliori contributi italiani all’umanità, un vero segno di pace: fate la pizza, non fate la guerra.