“Trillillì e il paese con le ali” è un libro di Ambrogio Sparagna e Anna Rita Colainni, edito dall’Accademia Nazionale di Santa Cecilia – Fondazione.
Si tratta di un libro sulla musica, ed in particolare è la storia del giovane Trillillì e di un organetto magico. Quando ne lessi la trama, mi venne in mente che si trattava di un viaggio verso la conoscenza, affrontando le inevitabili avversità ma con un piccolo aiuto da parte di quegli amici (i coraggiosi ne trovano sempre, anche se rari) che condividono lo stesso percorso. L’idea di affrontare l’interpretazione del testo attraverso l’uso degli Arcani Maggiori è stata una vera follia, ma coerente con il linguaggio gnostico tradizionale dei Tarocchi: di fatto alcuni di essi balzavano dalle prime righe del testo come veri e propri personaggi della storia (La Torre, La Papessa, Il Bagatto), ma essendo 22, non avrei potuto sapere con certezza se ci sarebbe stato un posto coerente nello svolgimento della storia anche per tutti gli altri.
Mi sono lasciato guidare dalla storia in effetti, e dal significato (approssimativo) delle carte. E’ stato un azzardo lo ammetto, ma poi le carte mi sono venute in aiuto, segno che forse stavo seguendo la strada giusta. I Tarocchi, in particolare gli Arcani Maggiori, da sempre affascinano per la loro potenza evocativa anche a prescindere dalla conoscenza delle tecniche di lettura, “divinatorie”.
Appartengono a quel linguaggio misterioso, fatto di immagini, che ci colpisce per la sua immediatezza e allo stesso tempo per quel senso di indeterminatezza che lo rende enigmatico. Le mie illustrazioni, dipinte a olio su carta nera, vorrebbero mantenere quel mistero, anche se sono prive di quella simbologia (lo sono tutti i miei dipinti) tanto cara agli gnostici. Posso dire che se del mistero c’è, come sempre è affidato ai colori e ai movimenti dei personaggi, mai ad una simbologia che corrisponda ad una logica. L’unica “logica” è la coerenza col testo, che cerco sempre di rispettare come opera principale.